Ferruccio Cavallin
L’ascolto attivo: tecniche per migliorare
la relazione
Saper ascoltare
Non c’è peggiore sordo di chi non
vuol vedere. Questo aforisma di Lao Tze esprime una concezione
dell’ascolto profondamente diverso da quanto comunemente
si intende.
La capacità di ascoltare si rivela dalla propensione a
utilizzare non solamente l’organo deputato alla funzione,
ma più in generale si desume dall’essere in grado
di attivare un ascolto attivo a 360° dove ogni senso (compreso
il sesto, cioè l’intuizione) è coinvolto.
Un’analisi critica dei metodi educativi del nostro sistema
formativo porta a constatare che la capacità di ascoltare
(in particolare l’ascolto del mondo) è stata sovente
sottovalutata.
Le informazioni che quotidianamente raggiungono il nostro cervello
non possono essere ignorate. Ma i messaggi ricevuti non sono né
univoci né unici e la loro percezione non è unilaterale.
L’ascolto di un messaggio, quindi, non consiste solamente
nella registrazione di un messaggio attraverso l’apparato
uditivo. In realtà la percezione di una comunicazione non
può essere limitata alla semplice ricezione.
Saper ascoltare è, probabilmente, una delle chiavi del
successo nel rapporto interpersonale.
Lo stile di comunicazione che viene determinato dal modo di ascoltare
ha un’influenza diretta sull’ambiente che ci circonda.
Per essere un buon ascoltatore e per creare un ambiente cordiale,
è necessario mantenere nei confronti dell’interlocutore
un atteggiamento caratterizzato da questi principi:
-
è possibile cambiare se stessi, ma
non bisogna pretendere di voler cambiare chi ci sta intorno
-
tutti sono simpatici, anche se parzialmente
o per qualche particolare, e nessuno è completamente
antipatico
-
accettare le persone per quello che sono senza
pretendere che siano come vorremmo noi
-
non giudicare gli altri contribuisce a comprenderli
e quindi ad apprezzarli
-
consentire a ognuno di mettersi al nostro
stesso livello per farlo sentire a proprio agio.
Tecniche per ascoltare
Da parte dell’ascoltatore che intende avvalersi
di una modalità attiva, esiste la possibilità di
utilizzare specifiche tecniche di ascolto. In ogni caso esse vanno
scelte in relazione agli obiettivi e alla persona con cui si è
in relazione. Esistono sostanzialmente due tipologie di tecniche
di ascolto: quelle Provocative e quelle di Rispecchiamento.
Qual è la differenza tra i due tipi?
Le tecniche Provocative hanno lo scopo di indurre una reazione
decisa e carica di energia nell’interlocutore. Sono soprattutto
indicate nelle situazioni di stallo quando si voglia rapidamente
mutare l’assetto della situazione e della relazione. Esse
hanno la capacità di provocare uno "scossone"
utile a cambiare rapidamente il punto di vista. La loro azione
è quella di introdurre un elemento forte che provochi un
ribaltamento o un cambiamento di direzione radicale.
Le tecniche di Rispecchiamento, al contrario, sono più
"soffici" in quanto hanno lo scopo di rimandare segnali
in forma accettabile. Funzionano come veri e propri specchi che
riflettono l’immagine o, nel caso specifico, ciò che
afferma la persona. Il Rispecchiamento consiste in una possibilità
di riflessione ulteriore, fatta sulle affermazioni espresse, senza
modificare la loro costruzione, né la situazione psicologica
in cui avvengono.
In questo lavoro prenderemo in esame alcune tecniche
di Rispecchiamento che ci sembrano particolarmente indicate a
chi si occupa di formazione e di animazione o agisce nel contesto
di gruppo e comunità.
Tecniche di Rispecchiamento
-
Silenzio
-
Segnali di contatto
-
Ripetizioni (Riformulazione)
-
Domanda
-
Risposta (Valutazione, Interpretazione, Sostegno,
Soluzione)
È la situazione in cui l’ascoltatore
non interviene deliberatamente, ma consente all’altro di
restare con i suoi pensieri al fine di riflettere su quanto ha
affermato. Se si lascia parlare a ruota libera senza interromperla,
la gente ama dare informazioni. Maggiore è lo spazio che
le viene lasciato e maggiore è la quantità di informazioni
che sono esposte.
L’uso appropriato del silenzio deve essere valutato in base
al contesto in cui avviene la comunicazione.
Un silenzio troppo lungo o inappropriato può essere recepito
come imbarazzante o punitivo. In genere, infatti, l’assenza
di parola provoca ansia. Risulta utile, invece, una volta che
si è cominciato ad analizzare in profondità i pensieri
ed è necessario riflettere su di essi.
Si tratta di ogni espressione tendente a stabilire
un contatto, ma che non aggiunge nulla a quanto è stato
detto dall’interlocutore. In questi casi è soprattutto
il livello non-verbale che acquista importanza. Il ruolo di chi
ascolta è limitato a far percepire la propria presenza
senza aggiungere alcunché a livello delle parole.
A volte è sufficiente questo comportamento per rilanciare
il discorso interrotto e consentire soprattutto a chi parla di
superare esitazioni, incertezze. I segnali di contatto sono importanti
poiché indicano una presenza rassicurante e nel contempo
non entrano nel merito del contenuto della comunicazione.
Tra questi si possono usare lo sguardo, l’avvicinarsi all’interlocutore,
sfiorargli leggermente una parte del corpo.
A volte si possono aggiungere come rinforzo brevi frasi che rassicurano
l’interlocutore sul fatto che è seguito: "La
capisco", "Comprendo", "È chiaro".
Oppure possono essere usati cenni di assenso fatti con il capo.
Anche lo sguardo diretto è un segnale di ascolto.
- Ripetizioni (Riformulazione)
È il caso in cui viene ripetuta l’affermazione
o il pensiero di chi li esprime. Consiste nel ripetere "in
altri termini", in modo sintetico e conciso, il pensiero
espresso dall’interlocutore, magari partendo dalle parole
più significative da lui pronunciate.
L’obiettivo è quello di indurre chi parla a riesaminare
il proprio punto di vista. Si tratta, in definitiva, di un modo
indiretto per indurlo alla riflessione ripetendo la sua affermazione
e riportando l’attenzione su un aspetto particolare.
In questo caso l’uso di parafrasi consente l’apertura
di altri punti di vista rispetto all’argomento. Questo induce
a uno svincolo da stereotipi. In genere la riformulazione si effettua
partendo da frasi tipo:
"Se ho ben capito quanto lei ha detto"
"Dunque, secondo il suo punto di vista"
"In altre parole, lei vuol dire che".
Il completamento di queste frasi è un modo prudente per
evitare di esprimere proprie valutazioni e giudizi sul contenuto
della comunicazione. In più costituisce un valido strumento
per verificare la corretta comprensione del messaggio ricevuto.
Gli elementi di forza della riformulazione nell’attività
di ascolto sono rappresentati dal fatto che essa:
- costituisce la modalità di chi parla per sviluppare
il proprio punto di vista nella massima libertà;
- segnala il riconoscimento dei sentimenti e del significato
attribuito a ciò che dice l’interlocutore;
- manifesta l’accettazione di un contenuto soggettivo,
non necessariamente condivisibile, ma degno di rispetto, come
la persona che lo ha emesso.
Il principio su cui si fonda la tecnica della
Riformulazione è che ogni individuo possiede una logica
specifica che organizza il proprio insieme di affetti, comportamenti,
comunicazioni, sensazioni in un Universo Personale significativo
per lui, ma non per un altro.
Esistono differenti tipi di Riformulazione.
-
Rispecchiamento
-
Quando l’interlocutore esprime la propria
opinione può non essere sufficiente dimostrare interesse
usando brevi cenni di assenso del capo. Questo fatto non assicura
sulla comprensione del messaggio. Un modo più efficace
e nel contempo semplice è la Riformulazione mediante
Rispecchiamento, che consiste nel ripetere il concetto partendo
dalle stesse parole di chi lo ha enunciato. Le frasi riportate
più sopra sono un esempio di questa tecnica.
"A tuo avviso, pertanto"
"Da quanto mi dici"
e si prosegue riassumendo brevemente il concetto espresso.
In questo caso vanno compresi soprattutto gli aspetti ritenuti
fondamentali per la persona, non aggiungendo nulla di proprio,
soprattutto giudizi e valutazioni.
-
"Sono scoraggiato rispetto al lavoro
che sto facendo e non so se riuscirò a proseguire in
questo modo".
-
"Da quanto mi stai dicendo, in questo
momento ti senti giù di tono e non sei sicuro della
tua tenuta psicologica e fisica".
-
"Già da tempo sto attraversando
questo periodo, non è proprio un caso isolato".
-
"Secondo te non si tratta di una situazione
transitoria, ma di uno stato che si protrae nel tempo".
-
- Inversione Primo piano/Sfondo
In questo caso l’obiettivo è di arricchire
il contesto della situazione espressa, mettendo in risalto (in
primo piano) elementi che la persona aveva relegato nel fondo,
ma che in realtà rappresentano un aspetto rilevante dell’affermazione.
Si tratta di invertire la posizione tra l’elemento in primo
piano della conversazione e quello relegato nel fondo. In questo
caso si conduce l’interlocutore a un mutamento nella sua
percezione delle parti che caratterizzano l’affermazione.
Tale forzatura obbliga a vincere gli schemi mentali costruiti
rigidamente soprattutto quando si usa il linguaggio per descrivere
un’emozione.
Ecco un esempio:
"Nella mia cerchia di amici, e ne ho molti, sono veramente
pochi coloro con cui è possibile fare un discorso intelligente
su argomenti di attualità. Loro pensano sempre ad argomenti
superficiali".
"Mi stai dicendo che quando ti trovi con gli amici, è
frequente che ti senta impossibilitato a intrattenere una conversazione
intelligente come vorresti tu, ma ti devi adattare alle loro argomentazioni"
Questo tipo di riformulazione è più
complesso nella sua attuazione, ma aiuta a chiarire argomentazioni
o problemi posti in modo confusionario o impreciso. L’obiettivo
è di consentire una chiarificazione di ciò che l’interlocutore
ha detto aiutandolo a precisare anche a sé gli elementi
del problema. In questa situazione aumenta il rischio di proporre
interpretazioni: è questa un’attenzione che dovrebbe
riguardare l’ascoltatore. Ecco un esempio di Chiarificazione:
"Mio marito ha sempre un comportamento invadente. Sa sempre
cosa dire, sostiene di avere ragione in ogni circostanza. Quando
c’è lui bisogna prestargli attenzione, occupa tutti
i momenti nel dialogo con gli altri. Non mi resta che andarmene
o continuare a fare i lavori di casa. È come se non ci
fossi!"
"Se ho ben capito, secondo quanto mi dici, il problema non
sono i modi di fare di tuo marito, ma il fatto che in un modo
o nell’altro essi finiscono sempre col renderti inutile".
In questo caso contano molto intuito e sensibilità per
evitare di provocare un risentimento nell’interlocutore.
Bisogna partire dai dati essenziali dell’argomento per riproporli
con la necessaria cautela.
È facile cogliere le differenze tra i tre tipi di Riformulazione
qui presentati.
Il Rispecchiamento rimanda una semplice immagine, proprio come
se si trattasse di uno specchio in cui la persona può cogliere
da estranea ciò che afferma.
L’inversione Primo piano/Sfondo consente di riequilibrare
i pesi contenuti nell’affermazione per dare spazio al reale
argomento importante.
Nel caso della Chiarificazione l’azione porta a toccare il
focus della situazione, quello che la persona non aveva chiaramente
percepito come rilevante. Qui può esserci il rischio di
non saper cogliere il verso senso dell’affermazione. Per
questo richiede un po’ di accortezza nel suo impiego. La
Chiarificazione è più accessibile quando la massa
di informazioni aumenta.
Fare domande può sembrare una cosa molto
semplice. Formulare una domanda costituisce una vera e propria
tecnica di ascolto attivo poiché è possibile scegliere
tra un ventaglio di opportunità che aprono a diverse conseguenze.
La tecnica della Domanda è ricca: ne esistono diverse che
hanno differenti obiettivi.
La domanda è uno strumento di guida soffice, che non forza
l’interlocutore, ma che permette all’ascoltatore di
chiarire i punti desiderati. La Domanda, quindi, non è
solamente una richiesta di informazioni.
Per questo sono utili domande che stimolano a esprimere opinioni,
punti di vista, idee. Se utilizzate in questo senso possono aiutare
chi parla a chiarirsi le idee, indirizzandolo verso un aspetto
di quanto ha detto.
Ecco alcuni tipi di domanda:
"Cosa pensi che potremmo fare a proposito
della situazione della nostra associazione?"
È un modo per non influenzare l’interlocutore, ma
si tende ad ottenere un parere, stimolare il proseguimento dell’esposizione,
realizzare una percezione obiettiva.
"E tu cosa pensi personalmente sulla questione
che mi hai posto?"
Domanda di risposta a chi l’ha formulata che tende ad evitare
di esprimere un proprio parere. È un modo per indurre l’interlocutore
a riflettere e a esporre il suo punto di vista.
"In che senso affermi questo? Cosa intendi
dire? Quali elementi supportano questa tua considerazione?"
Serve a far precisare idee e punti di vista, basandosi su fatti,
piuttosto che su ipotesi; aiuta a chiarire le percezioni.
"Non pensi che agendo in questo modo si
aggraverebbe la situazione?"
È la strada per aiutare a esprimersi e a valutare ipotesi
di soluzione o altri punti di vista. Il rischio che si può
correre è di orientare o condizionare troppo l’interlocutore.
- Risposta (Valutazione, Interpretazione, Sostegno, Soluzione)
A volte è conveniente interagire con l’interlocutore
cercando di intervenire sul contenuto dell’argomentazione.
Questo fatto può verificarsi sia nel caso la persona ponga
espressamente una domanda, alla quale si ritiene di dovere rispondere,
sia si presenti l’occasione di rinforzare l’argomento
esposto con un intervento diretto dell’ascoltatore.
Si possono individuare diversi tipi di risposta.
-
Valutazione o giudizio:
In questo caso si esprime il proprio giudizio morale o la
personale valutazione sulla situazione espressa. L’ascoltatore
manifesta propri valori e norme che possono essere dissonanti
da quelle dell’interlocutore.
In questo caso il rischio è di contrapporsi e di suscitare
o un sentimento di inadeguatezza o di rinforzare il senso
di superiorità.
"Secondo me hai commesso un grave errore comportandoti
così".
"È giusto pensare queste cose; anche gli altri
devono capirlo."
In ogni caso si tratta di una risposta che tende a far riflettere.
-
Interpretazione/spiegazione:
E' la situazione in cui è focalizzato qualche punto
dell’esposizione. L’ascoltatore sceglie gli elementi
che ritiene interessanti a danno di altri, proponendo una
personale spiegazione. L’obiettivo è quello di
esporre un possibile punto di analisi della situazione a cui
l’interlocutore non ha fatto attenzione per aiutarlo
a scoprire cosa c’è dietro le apparenze. Una forma
meno condizionante di porre la spiegazione come una domanda
a voce alta che l’ascoltatore rivolge a se stesso:
"Mi chiedo se questa situazione si può spiegare
con il fatto che… Tu come la pensi?"
In questo caso si tratta di una proposta e non di una forzatura
come invece sarebbe un intervento del tipo:
"Questa situazione è così perché…"
-
Supporto/sostegno:
Tende a compensare un disagio psicologico in un momento delicato
dell’esposizione. Il tentativo è di minimizzare
il problema per evitare emozioni troppo violente che potrebbero
bloccare l’esposizione. Il passaggio fondamentale è
far comprendere all’interlocutore che si capisce il suo
punto di vista comprendendo le emozioni che ciò provoca
in quel momento.
"Coraggio, vai avanti che ti comprendo perfettamente".
"Credo di capire il tuo stato d’animo in questo
momento".
-
Soluzione del problema:
Si tratta di proporre idee per uscire dalla situazione, dare
consigli, dirottare ad esperti.
"Perché non provi a comportarti in questo modo?"