DA NOTIZIARIO N. 51 – inverno 1999 – 2000

FINE O INIZIO? UN PROBLEMA DI ACCELERAZIONE
di Margherita Sberna

In quest’anno di fine Millennio abbiamo un po’ trascurato  i nostri Soci, non nel senso che li abbiamo dimenticati, ma…. E’ difficile motivare questa situazione: un anno con poche comunicazioni fra i membri di Arips è effettivamente atipico. Overdose per i numerosi festeggiamenti dell’anno precedente, forse. O ricerca della perfezione che richiede prove, tempo e riflessioni. E’ così arriva il momento di fare un bilancio, di controllare cosa abbiamo nello zaino per partire per un nuovo anno che in questo caso è anche l’inizio del Nuovo Secolo e di un Nuovo Millennio. E’ questo un fatto che emoziona ed eccita tutti: alle soglie del 2000, nel secolo della tecnologia, non possiamo parlare di fine del mondo come i nostri retrogradi antenati dell’anno Mille! Così discutiamo di tutto, torturandoci tra l’altro  per stabilire se il prossimo 31-12 è l’effettiva fine del secondo millennio o se manca ancora un anno. Che sia un altro modo per esprimere la propria paura? Sembra quasi un’estensione planetaria di un momento di cambiamento tipico nel lavoro che facciamo, che per sua natura crea qualche inquietudine: razionalmente ci siamo abituati perché caratterizza la quotidianità in ogni suo aspetto. Emotivamente, più percepiamo il cambiamento come fenomeno che ci tocca in profondità, più ne siamo preoccupati.

Ci sentiamo insicuri e in ansia perché prevale il timore per la novità da un lato e il senso di perdita per ciò che lasciamo dall’altro. Sono pochi coloro che sono curiosi così come erano rari gli esploratori  nell’epoca in cui non tutto il mondo era conosciuto. Eppure, oggi, benché gli astronauti siano ancora a ranghi ridotti, ci sono persone che hanno prenotato un viaggio su Marte  o una crociera interstellare per quando i viaggi interplanetari saranno “normali” come i voli aerei attuali. Dunque l’umanità è ambivalente: disposta a rischiare di fronte all’ignoto “vero”, timida e incerta quando si tratta solo di festeggiare un nuovo anno! La differenza fra le due situazioni sta nell’autodeterminazione: al 2000 passiamo tutti (forse qualcuno – cinesi, musulmani, ecc..- potrebbe aprire un dibattito) e non possiamo né controllare né evitare questo fatto. Fare una crocera fra le stelle fa rientrare il viaggiatore fra pochi fortunati: passerà del tempo prima che diventi un fenomeno di massa. Pare che sia più facile aver coraggio se si è in pochi e se nell’azione c’è un aspetto  di eccezionalità. Forse questo risponde alla vena di snobismo che c’è in ciascuno, indipendentemente dalla classe sociale a cui appartiene. Tutto questo parla del desiderio di riaffermare la propria identità e la propria diversità e unicità, ma potrebbe anche essere una semplice questione di “velocità”: la nostra vita trascorre tra impegni che si accavallano e la tecnologia modifica così velocemente le caratteristiche dell’ambiente in cui viviamo – nel tempo libero e nel lavoro – che basta un attimo di distrazione per essere travolti da una mole consistente di cambiamenti che ci lasciano strabiliati e senza parole. E improvvisamente ci scopriamo più vecchi senza capire come possa essere successo.  Il nostro metabolismo rimane più lento, a volte troppo,  nei confronti del mondo in cui viviamo: non c’è mai stata una situazione simile in passato. Penso che questo abbia a che fare  con la percezione del tempo e con la durata della nostra vita. E’ possibile che anche presso gli Egizi o i Greci ci fossero fenomeni simili: a posteriori le loro scoperte paiono quasi banalità e la lunghezza della loro vita è un battito d’ali confrontata alla nostra, ma alcune delle loro convinzioni hanno modificato il corso dell’esistenza dell’umanità e alcuni loro segreti restano ancora tali. Non esiste dunque un primato oggettivo dell’uomo moderno. Il tempo dell’esistenza, inoltre,  è un fatto psicologico oltre che fisico e quindi origina una percezione soggettiva non per forza congruente con la quantità di minuti, ore, giorni, anni durante i quali si svolge un’attività definita. Ciò potrebbe spiegare anche la nostra lentezza, il nostro perfezionismo, il nostro desiderio di avventura che ci ha spinto alle continue correzioni “costringendoci”, per converso, a trascurare le relazioni interpersonali. Per il 2000 ci auguriamo di riuscire a collegare i due aspetti con maggiore equilibrio così da sviluppare con confronto e lo scambio punti di vista più ricchi e originali. Il progresso che ci auguriamo per i prossimi anni anche per i soci Arips, riguarda la possibilità  di “godere”  della vita evitando di esserne travolti e scoprendoci anziani senza essere mai stati giovani.