Invidia e colpa (Guido Contessa)

La società italiana è fondata sull'invidia e la colpa.

L'invidia è un sentimento pregenitale, che M.Klein faceva risalire alla posizione persecutoria. Invidiare vuol dire voler essere come. Investire un oggetto di adorazione e, constatatane l'inarrivabilità, trasformare l'adorazione in odio. Se non posso essere come te è perchè tu sei cattivo e ce l'hai con me, quindi ti odio. Il mio idolo inconscio diventa il mio nemico conscio. L'italica invidia emerge dappertutto: nella caccia alle streghe verso le persone di successo, nel pettegolezzo malevolo verso chiunque abbia una buona sorte, nella svalutazione sistematica dei meriti, nell'attribuzione al mondo dei propri fallimenti.

La colpa è l'altro sentimento pregenitale, che M.Klein attribuiva alla posizione depressiva. Sentirsi in colpa significa investire gli altri di ogni valore e se stessi di ogni disvalore. Se gli altri sono infinitamente buoni, io sono totalmente cattivo e quindi colpevole. Gli altri sono potenti, io impotente. Gli altri sono validi, io invalido. Il senso di colpa diffuso nella società italiana è visibile ovunque: nel finto amore con vengono trattati i figli, nel perdonismo dilagante verso i criminali di vario genere, nella ricerca spasmodica di autorità da cui far dipendere la nostra vita, nel servilismo verso i potenti.

Le fasi pregenitali sono quelle immature e, se esperite in età adulta, possono considerarsi sintomi nevrotici. La fase genitale è quella fisiologica dell'adulto, che supera le posizioni (infantili e nevrotiche) persecutoria e depressiva. Un adulto sano è capace di ammirazione senza invidia, e di responsabilità senza colpa. Una società matura e non nevrotica premia i meriti, riconosce i successi, si assume le proprie responsabilità, tratta i giovani con rispetto e severità, punisce i crmini senza ripensamenti, si autoregola liberamente, non si prostra davanti al potere.