PROGETTO  PROSPETThivA
RELAZIONE  FINALE a cura di Margherita Sberna
Premessa

L’obiettivo principale dell’ASL era quello di preparare operatori sociali ed educativi in senso lato a realizzare attività di prevenzione dell’HIV e dell’AIDS nel territorio corrispondente e con particolare attenzione alle Scuole Superiori.  L’idea era anche quella di creare un rapporto più stretto fra ASL e Istituti Scolastici  ed una uniformità di intervento che producesse una sinergia e dunque risultati migliori  sia in termini di quantità che di qualità. 

Infine, l’addestramento doveva rendere gli operatori più autonomi, così da essere in grado di gestire questo tipo di intervento direttamente. Le Scuole sarebbero state così anche più

FASE A

E’ la fase promozionale e di informazione rispetto all’opportunità rappresentata dall’intervento.

Questa fase è stata realizzata  direttamente dall’ASL, attraverso i suoi operatori ed i contatti già aperti con le scuole – verso l’esterno- e all’interno, individuando gli operatori  destinati  a realizzare attività di prevenzione.

Per questioni burocratico-organizzative  e anche a causa del calendario scolastico, sono passati alcuni mesi dalla presentazione della proposta formativa alla sua realizzazione e questo ha determinato modificazioni fra i partecipanti  provenienti dalla scuola a causa di cambiamenti fra i dirigenti degli istituti coinvolti  e/o  di trasferimenti del personale insegnante.

Sono stati in conclusione  formati 3 gruppi  con un minimo di 8 ed un massimo di 12 partecipanti – soprattutto donne - ed il seminario iniziale è stato realizzato presso il SERT di CREMA e –per due edizioni – presso  il SERT di CREMONA.

 

FASE B

La seconda fase del progetto prevedeva l’addestramento dei volontari-operatori.

La procedura è stata la stessa in ogni  gruppo  ed è precisata nei dettagli  di seguito. Vengono segnalate di volta in volta le eventuali differenze fra i vari gruppi.

Il seminario prevedeva 2 giorni di lavoro, ciascuna con 4 unità di 90 minuti ciascuna. Gli intervalli, di mezz’ora, servono per ricuperare le energie, ma consentono il mantenimento della concentrazione e anche lasciano aperta la possibilità di comunicare sugli stessi argomenti delle unità di lavoro in forma per qualche aspetto “privata” (cioè senza che tutti sentano).

Di seguito sono indicati i contenuti di ciascuna unità.

Unità 1

Presentazione del conduttore del seminario:

Presentazione del progetto  complessivo.

Presentazione del Seminario di addestramento, dei tempi di lavoro e della struttura .

Presentazione dei partecipanti ed esplicitazione delle motivazioni alla partecipazione all’iniziativa specifica e a tutto il progetto in generale.

Attività di riscaldamento finalizzata ad identificare in maniera più approfondita e ricca le persone presenti. Di solito viene utilizzato l’esercizio psico-pedagogico “I 4  quadri”  (si trova nel kit allegato).

Commento dell’esperienza realizzata.  Di solito questa fase fa emergere l’emotività ed aumenta il livello di partecipazione e di coinvolgimento dei presenti, anche se non sempre con la stessa qualità.

Unità 2

In questa unità i partecipanti vengono divisi in 5 coppie o terne o in gruppetti misti (coppie + terne).

Ad ogni gruppetto viene assegnato il materiale corrispondente ad uno degli incontri dell’intervento di prevenzione che sono 5. Com’è possibile evincere dall’allegato kit ProspettHIVa per ognuno dei 5 incontri sono previsti supporti diversi (esercizi psico-pedagogici) e precisamente:

-         incontro 1 – IDENTITA’ -  foglio di lavoro

·        i 4 quadri

·        l’oggetto più prezioso

·        il collage

-     incontro 2 -   RELAZIONI -  foglio di lavoro

·        comunicazione non verbale

·        3 personaggi

·        la valigia

-          incontro 3 – VALORI  - foglio di lavoro

·        i valori più importanti

·        acrostico

·        anagramma

·        premio Nobel

-         incontro 4 – REGOLE DI GRUPPO -  foglio di lavoro

·        regole di gruppo

·        se io fossi………..

-         incontro 5 – RIPRESA DELL’ATTIVITA’  -  foglio di lavoro

·        attività di riscaldamento “libera” e da inventare

·        verifica  dei cambiamenti avvenuti

·        verifica di tutto l’intervento.

Quindi ogni gruppetto ha il resto del tempo dell’unità (almeno un’ora) per leggere e studiare il materiale e per scegliere un esercizio da proporre nelle unità successive. Naturalmente va scelto anche chi del gruppetto o coppia lo presenterà. Poiché il tempo delle unità sarà suddiviso in tre  parti, l’esercizio scelto va adattato ad un tempo massimo di 30 minuti per la sua esecuzione.

Inoltre, sempre in questa unità, va scelta una seconda persona del gruppetto/coppia, che realizzi la seconda parte dell’attività, per la quale ci sarà un’altra mezz’ora di tempo per l’esecuzione.

Unità 3

Da questa unità in poi, come già accennato, ogni unità è suddivisa in tre parti:

-         parte a- esecuzione dell’esercizio scelto per sensibilizzare e stimolare l’emotività dei partecipanti

-         parte b- esecuzione della parte pratica, centrata sul compito (la ricerca di azioni da  realizzare coi pari, cioè amici, compagni, coetanei)

-         parte c- discussione sull’andamento delle due unità precedenti e feed-back sulla conduzione.

Si tratta di una simulazione piuttosto complessa che ha 3 obiettivi principali:

-         confrontarsi con le difficoltà della conduzione di un gruppo;

-         illustrare dal punto di vista pratico la sequenza che poi verrà proposta ai destinatari finali dell’ intervento preventivo;

-         continuare nello sforzo di sensibilizzazione dei partecipanti all’incontro che fungono da “campo di intervento”.

Le due parti che verranno simulate sono quelle previste in ogni incontro del kit ProspettHIVa che avrà la durata effettiva di 2 ore minimo, 3 massimo.

In 5 unità successive, i partecipanti al seminario sperimenteranno tutta la sequenza.

In questa unità la simulazione è piuttosto complessa sia perché è la prima, quindi i conduttori non hanno esempi di alcun genere, sia perché comprende anche la presentazione dell’esperienza e la somministrazione del questionario, unico momento in cui compare l’informazione sull’infezione da HIV.

Unità 4

Viene simulato il secondo incontro.

In questo caso resta più tempo per la riflessione sulle modalità di conduzione.

Si evidenzia una maggiore difficoltà di gestione della seconda parte dell’incontro, quella più operativa e concreta.

Unità 5

Si tratta il terzo incontro, con problemi simili alla situazione precedente.

Unità 6

Il quarto incontro ha delle particolarità in quanto conclude la fase sensibilizzativi e in più sollecita e/o pone le basi per un’attività di peer-education da parte dei partecipanti, da realizzare nell’intervallo di tempo prima del quinto ed ultimo incontro.

Unità 7

Il quinto incontro di verifica e conclusione dell’esperienza, comprende una riflessione sulle azioni realizzate dai partecipanti per i coetanei.

E’ prevista  anche una verifica di tutto il percorso ed una riflessione sugli apprendimenti acquisiti.

C’è anche da sperimentare le modalità di somministrazione  del questionario a conclusione di tutto.

Unità 8

E’ dedicata all’illustrazione, lettura e commento del kit ProspettHIVa e alle modalità di trasferimento dell’esperienza.

Al termine del seminario viene consegnato il saggio sull’esperienza pilota che ha prodotto ProspettHIVa, sia per offrire elementi anche teorici sul percorso, sia per renderne più chiari ed espliciti i presupposti e la “filosofia”.

Commenti

Questo seminario si propone la sensibilizzazione e l’addestramento all’uso del kit secondo una modalità che non richiede nei partecipanti una precedente preparazione nel campo della formazione psicosociologica. Ovviamente il risultato è tecnicamente lo stesso –tutti i partecipanti capiscono ed imparano a riprodurre lo strumento in altri contesti- ma sono diversi i livelli di sensibilizzazione e sono in rapporto con le caratteristiche personali di ciascun partecipante, la sua esperienza di vita, l’interesse reale per il tipo di intervento proposto e le competenze psicologiche possedute.

Dunque è accaduto che al termine di questa esperienza addestrativa non tutti fossero effettivamente preparati ad esportarla.  Così è stato esplicitato che non era necessario da parte di tutti  un impegno in prima persona.

In particolare, il gruppo della sede ASL di Crema,  aveva partecipanti “discontinui”, cioè che non hanno seguito dall’inizio alla fine  gli incontri di addestramento: a queste persone è stato vivamente sconsigliato di realizzare direttamente l’intervento coi giovani. Se mai avrebbero dovuto chiedere un supporto all’ASL perché consentisse agli operatori formati di realizzare l’attività di prevenzione.

Nei gruppi di Casalmaggiore e Cremona alcuni insegnanti si sono ritirati dopo il primo giorno, perché si aspettavano un corso di tutt’altro genere.

FASE C

Nell’incontro di chiusura della fase precedente è stato precisato che ogni gruppo doveva impegnarsi a realizzare almeno due gruppi dove applicare il kit.

Questa fase era ancora collegata all’apprendime4nto della procedura, perché con il trasferimento del modello sul campo, ciascuno poteva mettersi alla prova e verificare eventuali problemi.

Per la costituzione dei due gruppi (di 10-12 membri) si poteva  stimolare la partecipazione delle scuole superiori con studenti degli ultimi anni,  “sfruttando” un rapporto già in essere stimolato ulteriormente dalla promozione del Progetto PROSPETThivA  e dalla partecipazione attiva degli insegnanti più motivati.

Per quanto riguarda la conduzione si potevano utilizzare differenti soluzioni, tenendo conto sempre del fatto che ogni conduttore doveva essere accompagnato da un osservatore, in modo che potesse essere possibile un confronto sulla gestione dell’incontro e un successivo miglioramento:

1-     una sola coppia per tutt’e 5 gli incontri in cui i due ruoli rimanessero fissi  (cioè il conduttore restava sempre lo stesso e così pure l’osservatore);

2-     una sola coppia per tutt’e 5 gli incontri ma con ruoli scambiati ogni volta (chi  aveva fatto il conduttore, nel successivo incontro assumeva il ruolo di osservatore e viceversa);

3-     una coppia differente ad ogni incontro, con “passaggio  di testimone” da una coppia alla successiva;

4-     una coppia “a catena”, cioè A= conduttore + B osservatore per il primo incontro; B nel ruolo di conduttore + C come osservatore nel secondo incontro; C come conduttore + D osservatore nel terzo incontro; ecc.

   La scelta  derivava anche dal numero delle persone interessate a mettere in pratica immediatamente gli apprendimenti del seminario.

In generale si è scelto la prima o la seconda  soluzione.

FASE D

La supervisione era destinata teoricamente a chi aveva sperimentato direttamente la gestione dell’intervento.  Poiché però in questo contesto si trattava ancora di una fase collegata all’apprendimento/addestramento, tutti i partecipanti erano invitati ad intervenire, tesaurizzando l’esperienza degli altri e offrendo le proprie riflessioni, commenti, considerazioni.

Lo scopo di questa attività era di analizzare i problemi emersi dall’esperienza pratica, suggerire soluzioni alternative ad errori commessi, rafforzare gli apprendimenti e verificare l’esperienza fatta.

I problemi che sono sorti nell’applicazione del kit sono stati soprattutto di  tipo:

-         logistico-organizzativi , soprattutto connessi con il “reclutamento” degli utenti finali;

-         derivanti da questioni collegate al ruolo professionale (questo soprattutto per gli insegnanti  che gestivano gruppi di loro studenti, per i quali era difficile considerare  differentemente dal “solito” il conduttore di gruppo);

-         interpersonali (all’interno della coppia – staff che aveva il compito di  gestire insiee, benché con ruoli diversi, ogni incontro).

In questi incontri si è parlato anche delle tecniche di raccolta e di trattamento minimo dei dati del questionario che viene somministrato all’inizio e al termine dell’intervento.  Poiché il questionario è piuttosto complesso –richiederebbe l’uso di un PC con data-based, programma specifico di trattamento-  e d’altra parte non è necessaria un’elaborazione su grandi numeri, ma solo all’interno di ciascun gruppo dove il kit viene applicato, si è proposta una semplice modalità che può essere realizzata “a mano” e che consente comunque di ottenere dati utili per una riflessione ed anche per evidenziare agli eventuali scettici, l’efficacia dell’intervento pur breve.

Rispetto a questo argomento è allegato un promemoria utile alla tabulazione dei dati e ad una minima ed elementare elaborazione.

FASE E

E’  quella del trattamento dei dati che, nella presente occasione, è stata realizzata direttamente da ARIPS col supporto di mezzi informatici.

Le tavole  dei risultati sono allegate in un  fascicolo.  La scelta che è stata fatta da ARIPS in questo caso, vuole riproporre la modalità che è utile anche per il trasferimento sul campo di tutto il kit.

Come indicato anche nel saggio-testimonianza dell’esperienza pilota che ha portato all’ideazione e alla realizzazione del KIT di prevenzione, il questionario  inizialmente serviva per misurare l’efficacia del percorso di prevenzione e la modalità più funzionale.  Dunque non solo l’elaborazione dei dati richiedeva procedure più complesse, ma erano necessari anche gruppi di controllo. Questi ultimi erano determinanti perché lo strumento usato (il questionario)  non era stato standardizzato (la procedura avrebbe richiesto altri tempi, budget, ecc. e n realtà si sarebbe trattato di un altro lavoro). In pratica il gruppo di controllo serviva a verificare ch’egli eventuali cambiamenti osservati in dichiarazioni, atteggiamenti e comportamenti dei giovani che avevano partecipato agli incontri di  PROSPETThivA, fossero una diretta conseguenza  dell’attività proposta.

La ricerca svolta in questo senso ha consentito di individuare fra quelli sperimentati, il kit più efficace in termini preventivi, cioè  quello utilizzato in questo  progetto.

Dunque il questionario ha perso il significato per cui era nato. Si è deciso di mantenere ugualmente lo strumento-questionario all’interno del kit  per i seguenti motivi:

1-     può essere utilizzato come strumento promozionale, dimostrando che ci sono modificazioni fra il prima e il dopo l’intervento e che dunque l’intervento è stato utile;

2-     può stimolare la ricerca autonoma di informazioni e dunque svolgere un’azione preventiva in un percorso parallelo da quello degli incontri;

3-     può stimolare domande più connesse al contenuto della prevenzione all’interno del percorso sensibilizzativi, fino a richiedere incontri con tecnici come medici, ecc.;

4-     può suggerire agli insegnanti, agli educatori e  agli operatori sociali in genere, quale intervento di prevenzione applicare a quel contesto perchè  sia più efficace.

5-     può essere elaborato a mano per ogni gruppo ed  i dati raccolti possono offrire materiale per una riflessione ai giovani che hanno partecipato all’intervento;

6-     può essere somministrato periodicamente a gruppi di giovani (dalla singola classe, alla scuola intera) e offrire uno scenario relativamente alle posizioni giovanili rispetto al problema. 

I dati presentati nelle tavole vanno letti secondo una delle “filosofie” indicate e a nostro parere vanno collegati con le azioni che i giovani partecipanti hanno  realizzato o realizzeranno per i loro coetanei in seguito all’intervento

PROBLEMI & DIFFICOLTA’

Come spesso accade, il problema principale del progetto è stato quello del reclutamento. Non tanto per la difficoltà di trovare partecipanti, ma soprattutto per far comprendere il progetto e per individuare dunque partecipanti motivati.

I destinatari privilegiati dell’intervento erano gli operatori ASL e i docenti delle scuole superiori del territorio dell’ASL di Mantova.

Soprattutto nel caso degli insegnanti, ma anche gli operatori ASL, si è verificato una sorta di fenomeno di delega “in due sensi”.  In altre parole i partecipanti sono stati individuati nelle due istituzioni più per il ruolo che in esse avevano e dunque per i compiti derivanti, che su scelta personale ed interessata.

Ciò ha prodotto conseguenze successive, perché soprattutto gli insegnanti, si aspettavano incontri fatti con la modalità della conferenza e –in alcuni casi- a cui potevano partecipare a loro scelta e comodità. 

Un altro elemento di difficoltà era  dipendente dall’incomprensione dello stretto rapporto fra addestramento e applicazione dell’intervento: nelle scuole non era chiaro che ciò richiedeva una procedura ed alcune condizioni e, soprattutto, che era fatto per agire effettivamente  e in termini preventivi all’interno della scuola.

Le altre difficoltà sono state soprattutto di tipo organizzativo nel momento di trasferimento sul campo dello strumento.

Difficoltà di altro genere sono emerse nella fase di addestramento, perché i due giorni iniziali richiedevano di alternare diversi punti di vista e di operare a differenti livelli. A parte quello che è già stato segnalato in altro paragrafo,  la maggiore difficoltà deriva dalla ristrettezza del tempo a disposizione.

CONCLUSIONI

Progetti di questo genere sono certamente pieni di limiti, il primo dei quali riguarda la collusione fra il committente e il fornitore. In pratica il committente richiede un’operazione che il fornitore sa di non potere erogare in quelle condizioni, ma che poi, collusivamente, realizza.

In questo caso possiamo però dire che il prodotto è stato studiato proprio per offrire qualcosa di funzionale, nonostante ed anzi proprio nelle condizioni “estreme” nelle quali da anni operano le istituzioni sanitaria e scolastica.

Quindi l’interesse dell’ASL – di valorizzare le risorse ai costi più contenuti possibile-  e quello di ARIPS – di offrire un prodotto di qualità – si sono incontrate con reciproca soddisfazione.