I contributi
e le discussioni nelle bacheche delle scorse settimane sulla questione
delle ammissioni a Psicopolis rimandano alla questione relativa
a quale idea e principio comunitario accompagna ciascuno di noi
nella votazione (Si/No).
Mi sembra che emergano differenti concezioni o accentuazioni di
principi che mi permetto di segnalarvi e che vi chiedo di completare
convinto della mia parziale e limitata visione. Mi pare emergano:
1. la linea anarco libertaria (omnia sunt communia) a cui sottostà
un'idea di cittadinanza aperta a tutti e che vede nelle votazioni
un ostacolo alla realizzazione di una comunità aperta e perennemente
transitoria
2. la linea elitario massone che vorrebbe determinare l'accesso
a partire da chi c'è già e che lavora per una sorta di comunità
chiusa per cooptazione
3. la linea implicitamente secessionista che intende come "vera
e propria" comunità essenzialmente l'Organismo di appartenenza
e tende quindi a selezionare i propri ma non gli altrui candidati
Aldilà di questi modi di pensare la cittadinanza si gioca intorno
alla percezione di fiducia. Infatti, la cittadinanza si basa su
un dichiarato iniziale che non trova riscontri se non successivamente
in rapporto a ciò che accade nella comunità. L'ammissione si basa
sulla fiducia nel dichiarato del candidato, su un assunto implicito
collettivamente-comunitariamente accettato. Fiducia che si ripone
non solo in ciò che uno dichiara di fare ma anche di essere. A questo
punto la questione dell'ammissione mi sembra realmente fittizia.
Ammettere o non ammettere qualcuno è irrilevante! Più significativo
è chiedere a chi vuol far parte di Psicopolis di partecipare alla
vita della comunità e quindi ritengo che un criterio di ammissione
possa essere quello di confermare la cittadinanza a coloro i quali
almeno una volta la settimana esprimono un segnale di appartenenza
(nelle bacheche o attraverso messaggi ai primi) alla vita di Comunità.
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