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Verso la costruzione dei
Princìpi di Psicopolis di
Alberto Raviola

I contributi e le discussioni nelle bacheche delle scorse settimane sulla questione delle ammissioni a Psicopolis rimandano alla questione relativa a quale idea e principio comunitario accompagna ciascuno di noi nella votazione (Si/No).
Mi sembra che emergano differenti concezioni o accentuazioni di principi che mi permetto di segnalarvi e che vi chiedo di completare convinto della mia parziale e limitata visione. Mi pare emergano:

1. la linea anarco libertaria (omnia sunt communia) a cui sottostà un'idea di cittadinanza aperta a tutti e che vede nelle votazioni un ostacolo alla realizzazione di una comunità aperta e perennemente transitoria
2. la linea elitario massone che vorrebbe determinare l'accesso a partire da chi c'è già e che lavora per una sorta di comunità chiusa per cooptazione
3. la linea implicitamente secessionista che intende come "vera e propria" comunità essenzialmente l'Organismo di appartenenza e tende quindi a selezionare i propri ma non gli altrui candidati

Aldilà di questi modi di pensare la cittadinanza si gioca intorno alla percezione di fiducia. Infatti, la cittadinanza si basa su un dichiarato iniziale che non trova riscontri se non successivamente in rapporto a ciò che accade nella comunità. L'ammissione si basa sulla fiducia nel dichiarato del candidato, su un assunto implicito collettivamente-comunitariamente accettato. Fiducia che si ripone non solo in ciò che uno dichiara di fare ma anche di essere. A questo punto la questione dell'ammissione mi sembra realmente fittizia.
Ammettere o non ammettere qualcuno è irrilevante! Più significativo è chiedere a chi vuol far parte di Psicopolis di partecipare alla vita della comunità e quindi ritengo che un criterio di ammissione possa essere quello di confermare la cittadinanza a coloro i quali almeno una volta la settimana esprimono un segnale di appartenenza (nelle bacheche o attraverso messaggi ai primi) alla vita di Comunità.